Storia delle Arti Marziali Filippine

(basato sul libro"Filipino Martial Art Culture"di Mark V. Wiley)

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Introduzione

"Le informazioni sulle Arti Marziali Filippine sono insufficienti, non accurate e virtualmente inaccessibili ai non iniziati. Mentre le ben meglio conosciute arti marziali cinesi e giapponesi sono oggetto di numerosi libri e pubblicazioni, semplicemente non c’è nulla di comparabile nelle arti marziali Filippine. Oltretutto i pochi libri disponibili sull’argomento hanno avuto pochissima pubblicità, e sono di relativa sl'arcipelago delle Filippinecarsa qualità, e di conseguenza vanno fuori produzione in fretta. Per quelli che invece rimangono in circolazione spesso riportano informazioni non affidabili."

Con queste parole l’autore del libro "Filipino martial culture", Mark V. Wiley, vuole comunicarci la difficoltà che si incontra quando vogliamo tentare di ritrovare le origini storiche della cultura marziale filippina. Gli appunti che seguono sono il riassunto del libro di Wiley, che è a tutt’oggi l’opera più completa su quest’argomento.

Il periodo preistorico

Sin dai tempi preistorici molti nomi sono stati utilizzati per indicare l’arcipelago delle Filippine. Di particolare interesse è la teoria di Pedro A. Paterno secondo la quale questa catena di isole del Pacifico fu l’antica terra di Ophir, il luogo dove re Salomone estrasse gran parte del suo oro. Il capitano Juan Martinez, mentre era agli ordini di Miguel Lopez de Legaspi, teorizzò che le Filippine era parte di Maniolas - descritte dal geografo greco Tolomeo nel suo libro Geographia. Tuttavia fu Ferdinando Magellano, nel suo primo approdo in questo arcipelago nel 1521, a dar il nome ufficiale di Arcipelago di San Lazzaro, in quanto il giorno della scoperta era dedicato a quel santo. Il nome resistette fino alla metà del 1600 quando Fray Ruy Lopez de Villalobos ribattezzò le isole Las Felipinas, in onore del principe Filippo II di Spagna.

I filippini sono di razza affine agli indonesiani, malesi e polinesiani, e sono divisi in svariati gruppi etnici: i Tagalos, i Llokanos, i Pampanguenos, Pangasinas e i Bicolanos, tutti dell’isola di Luzon; i cebuanos a Llongos sono dell’isola di Visayas; e i Waray-waray di Visayas, Leyte e Samar. In aggiunta ci sono i mussulmani Maranao di Mindanao e Palawan, i mussulmani Maguindanao sempre di Mindanao e tre tribù mussulmane dell’arcipelago di Sulu: i Tausug, Samal e Badjao. Inoltre ci sono numerosi altri gruppi etnici di minore consistenza all’interno dell’arcipelago come i Ifugao, gli Igorots e i Kalinga, per citarne alcune.

I Primi Abitanti

Le testimonianza archeologiche indicano che approssimativamente 500.000 anni fa le calotte polari si sono formate ai poli aumentando così il livello globale del mare. Quando le acque finalmente si ritirarono, alcuni lembi di terra emersero collegando l’Asia con alcune isole dell’arcipelago delle Filippine. Questo ponte naturale si suppone che sia resistito per circa 40.000 anni, permettendo a varie specie animali di raggiungere le isole e stabilirvisi. Tra gli studiosi di antropologia filippina ci sono due ipotesi opposte riguardo la colonizzazione umana dell’arcipelago. Negli anni ’40 H. Otley Beyer ipotizzò la teoria migratoria che asseriva che le isole filippine sono state oggetto di successive ondate di colonizzazione da parte di varie culture, di diverso livello di civiltà ed etnia. Così si suppone che dal 25000 al 30.000 A.C. la razza Aito (Negrito) con caratteristiche di bassa statura, pelle olivastra e capelli ricci -simili ai Pigmei- migrarono dall’Asia centrale e arrivarono nelle filippine attraverso le lingue di terra sopraccitate. Gli Aeta hanno il merito di aver introdotto nell’arcipelago l’uso dell’arco e frecce e della cerbottana. Attualmente i loro discendenti possono essere identificati negli abitanti delle regioni montuose di Luzon e Mindanao: i Visayas. Beyer attribuì a successive due ondate di popoli colonizzatori come Indonesiani di tipo A e di tipo B. La loro culture si pensa che fosse molto più avanzata degli Aeta costringendo questi ultimi a relegarsi nelle regioni montuose. Gli Indonesiani A furono a loro volta spinti nell’interno della regione dagli Indonesiani B che occuparono le coste. Questi eventi si fanno risalire dal 5000 al 3500 A.C. La cultura indonesiana ha introdotto l’uso di armi bianche e di daghe di pietra, delle lance con punta di pietra e dello scudo. Queste popolazioni erano gli antenati degli attuali Kalings, Gadang, Isnegs, Mangyans, Tagbanus, Manobos e Samals. Finalmente, dal 200 A.C. circa, fino alla metà del 1500 tra successive afflussi di malesi importatoro l’uso delle daghe, spade e lance in metallo. Questi popoli cacciatori-guerrieri divennero i progenitori dei Bontok Igorot, llongot e Tingguisan del nord di Luzon. La seconda sequenza migratoria vi fu approssimativamente dal 100 A.C. al 1400 D.C. e fu responsabile dell’introduzione dell’alfabeto Visayan Baybayin nelle Filippine. Questa sequenza di eventi appena riportata è però oggetto di critiche in quanto non esistono sufficienti prove archeologiche che provino con esattezza la sequenza delle ondate migratorie.

Partendo invece dalle testimonianze dei resti archeologici si può affermare che le Filippine erano abitate nella valle del Tabuk, Kalinga e Cagayan da popolazioni che avevano prodotto semplici utensili di pietra databili ad al meno 500.000 anni fa. Questi oggetti possono essere comparati a quelli trovati nell’isola di Giava prodotti da una razza ominide affine all’Homo Erectus. Altri studi archeologici fanno supporre con sicurezza che gli antenati degli attuali filippini erano Malesi. Le influenze esterne di diverse culture su queste isole si sono intensificati tra il 500 A.C. ed il 900 D.C. Quando i sistemi di trasporto marittimo delle popolazioni dell’Asia vicine riuscirono a raggiungerle in maniera costante. Con i secoli sono iniziati contatti frequenti con indiani e cinesi che sicuramente hanno modificato la cultura delle popolazioni autoctone filippine. E’ nel periodo della dinastia Tang (618-906 D.C.) che si pensa che i cinesi abbiamo introdotto nell’arcipelago il sistema di combattimento Kun-Tao in segno di rispetto e buone relazioni insegnandolo alle famiglie regnanti nelle filippine. La pratica del Kun-Tao è stata mantenuta tra i Samal Tausug con il nome di Langka-Kuntaw. Inoltre nel 977 D.C. l’isola filippina di Mindoro (Mai in cinese) fu adibita a luogo d’ospitalità per i mercanti cinesi. Attualmente la maggior parte della popolazione di etnia cinese delle filippine vive nell’isola di Luzon.

In ogni caso non si può provare la reale progressione degli eventi culturali-etnici nelle Filippine; possiamo solo affermare che ci sono state notevoli contatti con la Malesia, Indonesia e Cina. Ne consegue che non c’è una singola fonte delle arti marziali filippine, ma almeno tre. E’ però importante mantenere il concetto che le arti marziali filippine, per quanto non originali, sono un antico prodotto delle popolazioni dell’arcipelago che le hanno sviluppate nel tempo e nello spazio. Quindi avremo l’evoluzione di questi sistemi di combattimento a seconda della zona dell’arcipelago e dell’etnia in esso stabilita. Possiamo individuare tre grandi regioni di "sviluppo marziale": Luzon, Visayas e Mindanao.

L’introduzione dell’Islam

Insieme al trapianto dell’arte marziale Malese avvenne anche quello della religione mussulmana. La religione mussulmana può essersi infiltrata dall’arcipelago di Sulu e Mindanao agli inizi del tredicesimo secolo. La prima prova di presenza islamica nelle Filippine è data da una lapide di un commerciante-missionario, nella regione di Indanan dell’isola di Sulu. Essa porta la data "710 AH", che nel calendario mussulmano significa l’anno 1270 D.C. Dall’anno 1380 in poi si hanno prove certe di diffusione dell’Islam in tutta Mindanao e Sulu. La tradizione di Mindanao ci riporta come avvenne il contatto con la religione mussulmana. Tale Sharif Kabungsuwan, un nobiluomo e leader religioso malese, incominciò un viaggio con una lunga schiera di adepti. Una volta in mare aperto una burrasca disperde le varie navi della flotta. Sharif approda casualmente nell’isola di Sulu e porto la religione islamica ai nativi Samal. Da qui si sparse per tutta la regione prendendo le popolazioni Matampay, Slangan, Simway e Kapitan. Attraverso i viaggi commerciali di Sharif ul-Hasim Abubakr, l’Islam divenne estremamente radicato in tutto l’arcipelago di Sulu nel 1450. L’Islam si sparse per tutte le Filippine, diventando particolarmente forte nel sud di esse, e si era appena stabilito anche nel nord quando gli spagnoli arrivarono nel 1521.

Il periodo coloniale

Nel 1800 Don Baltazar scrisse De Los Delitos nel quale afferma che fu merito di Datu Mangal l’introduzione del Kali nell’isola di Mactan, e più tardi di Sri Bataugong con il suo figlio Sri Bantug d’averla importata nell’isola di Cebu. Le continue scaramucce con le isole vicine portarono il figlio di Magal, Rajah Lapulapu (conosciuto anche come Tanday Lupalupa) a sviluppare un sistema di combattimento detto Pangamut. Stando al Gonzales, il Pangamut si basava su sei attacchi (alla testa, petto e ai reni, sul lato destro e sinistro) e due stoccate (al viso e alla regione addominale). Proprio nel mezzo di una guerra tra Lapulapu e Rajah Humabon i primi commercianti spagnoli fecero la loro apparizione nell’arcipelago filippino. Il metodo spagnolo dell’uso della spada e della daga fu per la prima volta mostrato ai filippini nel 1521 con il navigatore italiano, che era al soldo della corte di Spagna, Ferdinando Magellano. Magellano, che era in una rotta occidentale per il Pacifico, fu ucciso poco dopo il suo arrivo nella battaglia di Mactan. Antonio Pigafeta, lo storico al seguito della spedizione di Magellano, con la sua opera "I Viaggi di Magellano", è la prima testimonianza occidentale della storia delle arti marziali filippine. La storia di questi eventi può essere riassunta come segue:

Sabato 17 marzo 1521 la spedizione di Magellano incontrò un arcipelago sconosciuto e approdò sulle coste di un’isola che ora è conosciuta come Samar. Il giorno dopo venne in contatto con Rajah Humabon e con Rajah Kolambu rispettivamente capo dell’isola di Samar e di Cebu. Magellano li convertì al cattolicesimo e strinse con essi un’alleanza. Rajah Humabon che, ansioso di avere vantaggi da questa situazione, convinse Magellano ad aiutarlo a conquistare l’isola di Mactan il 26 di aprile e quest’ultimo la offrirebbe al Rajah come segno di amicizia. Ma i guerrieri di Lapulapu (i mandirigma) armati di kampilan (spada a due fili), sibat (lancia), sinugba sa apoy (bastoni temprati al fuoco) e kalasag (scudi) respinsero gli invasori, uccidendo sulla spiaggia Magellano.

La Spagna mandò altre tre spedizioni in quella regione del Pacifico, tra il 1525 ed il 1542, ma tutte senza successo di colonizzare permanentemente le Filippine. Solo nel 1565 Miguel Lopez de Legaspi riusci a stabilire una presenza spagnola forte nelle Filippine attraverso un approccio religioso. Infatti, piuttosto che ripetere l’errore delle precedenti spedizioni di tentare di assoggettare le popolazioni con la forza, preferì entrare nella loro cultura guadagnandosi prima la loro fiducia attraverso il rispetto della loro cultura, quindi convertendoli al Cattolicesimo. Questo avvenne con le popolazioni sotto il comando di Rajah Sikutana dell’isola di Bohol. Lagaspi quindi passò all’isola di Cebu. Però, in questo caso, le popolazioni autoctone con ancora presenti le azioni di Magellano, si prepararono alla battaglia. Gli uomini di Legaspi erano però meglio armati ed equipaggiati e conquistarono l’isola senza troppi sforzi, ribattezzando l’isola Villa San Miguel. Sfortunatamente l’insediamento durò poco in quanto era continuo oggetto di scorribande di guerrieri dell’isola di Cebuano. Tra il 1568 ed il 1571 Lagaspi conquista ciò che diventerà l’attuale Manila e forma una cittadella fortificata ritenuta impenetrabile. Da quel momento sempre nuovi coloni dalla Spagna si riversano nelle Filippine. La cittadella subirà varie minacce dai pirati cinesi e da quelli giapponesi. Questi eventi bellici furono eventi importantissimi nello sviluppo delle arti marziali filippine. Per la prima volta i filippini dovettero misurarsi con le tecniche di lotta a mano nuda dei cinesi e del maneggio di spada giapponese, nonché fu la prima volta che spagnoli e filippini combattevano dalla stessa parte. Nel 1764 il governatore Salazar proibì alla popolazione filippina tutti i tipi armi da taglio, fu così che i bastoni di legno vennero introdotti come arma. Il termina Esgrima, poi diventato Escrima, è stato coniato proprio dagli spagnoli che assistevano ai duelli di bastone tra filippini. Nella seconda metà del 1800 fu introdotto il termine Arnes de mano che identificava gli ornamenti degli attori filippini impegnati in rappresentazioni di propaganda del Cristianesimo nei contrapposto all’Islam (dette Komedya). A tutti gli effetti le coreografie di queste cerimonie occultavano agli occhi degli spagnoli le tecniche di combattimento del Kali, mimetizzate come passi di danza.

Josè Rizal e la rivoluzione contro la dominazione spagnola e americana

Intanto l’influenza gesuita nelle filippine si faceva sempre più sentire.Don Josè de Azes dirigeva, in uno di questi istituti, una scuola di scherma spagnola e di Escrima filippina, chiamata Casa delle Armi (Tanghalan ng Sandat) dove i futuri leader della imminente rivoluzione andavano ad addestrarsi. Uno di questi fu Josè Rizal. Diplomato alla scuola gesuita viaggiò anche in Europa per studio e per denunciare l’oppressione delle Filippina da parte degli spagnoli. Tornato in patria organizzò la Lega Filippina, ma venne arrestato per questo e mandato in esilio sull’isola di Zamboanga e fucilato nel 1896. Rizal divenne la figura ispiratrice della rivoluzione "sotterranea" contro la dominazione spagnola. Nel 1898 una disputa territoriale nelle acque cubane tra Stati Uniti e Spagna portò ad una guerra che portò alla vittoria dei primi, i quali pretesero come bottino di guerra il potere nelle Filippine. Per la loro posizione era un’avanguardia strategica per gli Stati Uniti nell’Asia. Nel 1899 iniziò il primo conflitto filippino-americano. I filippini ancora una volta si dimostrarono guerrieri coraggiosi e temibili. Nonostante il divario a livello di armi (armi da fuoco contro armi bianche) gli Americani erano terrorizzati da queste guerrieri che per sopportare il sanguinamento provocato dalle ferite da arma da fuoco si fasciavano in strettissime strisce di cuoio e il più delle volte riuscivano ad uccidere nonostante fossero stati ripetutamente colpiti. E’ in questo periodo che i Marines americani vengono soprannominati "Colli di Cuoio" per l’usanza di portare massicci collari di cuoio in pattuglia per evitare di venire sgozzati negli agguati tesi dai filippini. Inoltre, per affrontare l’impeto inarrestabile dei filippini, venne introdotta la pistola automatica Colt Governement in calibro .45, dal potentissimo potere d’arresto. Tuttavia gli americani ebbero la meglio e mantennero la loro influenza per 44 anni circa. Numerosi furono gli scontro con i mussulmani Moros del sud dell’arcipelago che per tutto il tempo della dominazione americana rappresentarono un polo d’instabilità nella regione. Solo durante la seconda guerra mondiale i Moros si unirono ai filippini del nord per combattere un nemico comune: i giapponesi, che invasero le Filippine nel 1941. Alle unità americane vennero affiancate unità esclusivamente filippine, come i Bolo Battalions, soldati filippini esperti di combattimento nella giungla e all’arma bianca. Una curiosità: è in questo periodo che viene inventato il "coltello a farfalla", detto Balisong, inventato da un artigiano filippino –la tradizione lo identifica in Perfecto de Leon- che ricavò le parti di questi particolari coltelli (manici e lama) dall’ottimo acciaio usato nelle balestre delle sospensioni delle Willy’s Jeep americane. Nel 1946 venne fondata la Repubblica Filippina, ma questo non portò nessun vantaggio alla stabilità dell’arcipelago che a tutt’oggi scontri tra il nord ed il sud per motivi politico, religiosi e territoriali continuano a consumarsi.

La diffusione del Kali nel nostro secolo

Il sistema di combattimento filippino è sempre stato insegnato ai guerrieri all’interno dei singoli villaggi. In queste "scuole" chiamate Bothoan il giovane guerriero riceveva un’educazione completa: lettura, scrittura e l’arte di difendere il proprio villaggio. L’istruttore era un parente stretto: il padre, lo zio, il nonno. Il concetto di maestro che abbiamo oggi non era applicabile a chi insegnava il Kali all’interno di queste comunità. Più che altro era la trasmissione di nozioni da parte di chi in prima persona aveva combattuto ed era sopravvissuto, e quindi in grado dire cosa funzionava e cosa no in una vera battaglia. Era l’Arte della Sopravvivenza per eccellenza. Il primo segnale di mutazione nell’insegnamento del Kali si ha a Cebu negli anni venti dove il Guro (maestro, nel Kali filippino) Venacio "Anciong" Bacon –fondatore del metodo Balintawak- apre la prima scuola a pagamento di Kali: la Labangon Fencing Club. Verso gli anni trenta ecco che vengono organizzati i primi scontri pubblicizzati di Kali, sollevando molte polemiche in quanto il Kali era sempre stato considerato un’arma segreta contro gli oppressori delle Filippine. Fino agli anni cinquanta la pratica del Kali a livello pubblico, in tornei ed associazioni rimane circoscritta nelle Filippine.